
Il risultato aiuta anche a rispondere all’enigma della ‘massa mancante’, ossia della materia visibile che secondo i calcoli dovebbe esistere nell’universo ma della quale non si trova traccia. “Sappiamo che al centro della Via Lattea esiste un buco nero supermassiccio e questo che al momento non è attivo, ossia non ingurgita materia, ma lo è stato certamente 6 milioni di anni fa”, ha detto Nicastro. Il gruppo di ricerca italiano, del quale fa parte anche Francesca Senatore, di Inaf e università di Roma Tor Vergata, ha individuato la traccia di questo ‘respiro’. E’ accaduto perchè la materia attratta dall’incredibile forza di gravità dei buchi neri si scalda sempre più, fino a raggiungere temperature altissime e a generare violentissime esplosioni, enormi tsunami che sconvolgono le regioni circostanti investendole con un ‘vento’ di energia e materia.
La scoperta dell’ultimo grande ‘respiro’ della nostra galassia è arrivata andando alla ricerca della cosiddetta massa mancante, una “materia quasi del tutto invisibile, ma ben diversa da quella che definiamo oscura”, ha precisato Nicastro. Cercando le deboli tracce della materia mancante, troppo ‘calda’ per essere osservata dai normali telescopi terrestri e visibile solo da satelliti ai raggi X come XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), i ricercatori hanno scoperto l’esistenza di una ‘bolla’ al centro della galassia.
I calcoli dimostrano che a produrre la ‘bolla’, 6 milioni di anni fa, è stato il rilascio dal centro galattico di un’enorme quantità di energia dovuta alla caduta di materia dentro il buco nero la cui onda di tsunami ha continuato a viaggiare fino ai nostri giorni, verso l’esterno della galassia, alla velocità di 1.000 chilometri al secondo, spazzando via gas caldo e stelle in un raggio di 20.000 anni luce.