Si chiama Wolf 1061c ed è uno dei pianeti ‘alieni’ più vicini alla Terra potenzialmente in grado di ospitare la vita. A fare il suo identikit e quello della sua stella è lo studio pubblicato sull’Astrophysical Journal, sotto la guida dell’astronomo Stephen Kane, della San Francisco State University. ”Il sistema planetario Wolf 1061 è importante perché è vicino e offre occasioni per cercare segni di vita”.
Il sistema che ruota intorno alla stella Wolf 1061, distante 14 anni luce dalla Terra, comprende tre pianeti, scoperti nel 2015 ma le cui caratteristiche sono state definite soltanto adesso, insieme a quelle della stella. Tutti e tre sono delle super Terre, cioè sono pianeti probabilmente rocciosi e con una massa fino a 5 volte superiore rispetto a quella della Terra. La stella è invece più piccola del nostro Sole: ha il raggio tre volte inferiore, è più fredda (la sua temperatura è di 3.300 gradi, rispetto ai 5.700 del Sole) ed è 100 volte meno luminosa. Questo vuol dire, che in questo sistema planetario la cosiddetta ‘zona abitabile’, nella quale ci sono le condizioni per cui su un pianeta possa esserci acqua liquida, deve trovarsi 10 volte più vicino alla stella rispetto alla distanza fra la Terra e il Sole.
Dei tre pianeti che ruotano intorno a Wolf 1061 soltanto uno, Wolf 1061 c, si trova sul confine interno della zona abitabile, come Venere rispetto al Sole. Per questa ragione potrebbe essere molto caldo e addirittura potrebbe sperimentare un ‘effetto serra galoppante’, come accade su Venere. Tuttavia i ricercatori non escludono che il pianeta possa essere comunque ospitale per la vita perché periodicamente si raffredda. Come succede sulla Terra, anche Wolf 1061c sperimenta ere glaciali dovute alle variazioni dell’orbita intorno al Sole.
A differenza di quanto accade sul nostro pianeta, su questo mondo alieno i cambiamenti climatici si alternano con un ritmo molto più veloce, con momenti di transizione nei quali il clima potrebbe essere ospitale. ”Il pianeta potrebbe frequentemente ‘congelarsi’ e riscaldarsi in modo severo”. Ma per scoprirlo e per comprendere bene che cosa stia accadendo sulla sua superficie sarà fondamentale l’aiuto dei prossimi telescopi spaziali come il James Webb, il successore di Hubble.