Si tratta della monumentale opera di pietra e ferro creata nel 1992 dallo scultore cileno, Mario Irarrázabal.
La Mano del Desierto è alta, circa, 12 metri e si trova nella zona più arida del mondo, a 75 chilometri a sud della città di Antofagasta e a poche centinaia di metri dalla Route 5 della Panamericana.
C’è chi ama vedere nella poderosa mano un saluto simbolico che il deserto rivolge al viaggiatore, c’è chi, invece, la scambia per un reperto archeologico, eco di un’antica civiltà. Altri ancora interpretano l’opera come un omaggio alle vittime delle ingiustizie e delle torture causate dalla dittatura militare del 1973-1990.
“Mi piacciono le storie che la Mano del Desierto genera – ha commentato Irarrázabal – in realtà, ho cercato di rappresentare il collegamento tra l’uomo e l’universo, attraverso una scultura che fosse una pausa poetica nel deserto”.
L’artista ha voluto simboleggiare la solitudine e la vulnerabilità dell’animo umano, condizioni accentuate dal paesaggio lunare, in cui l’opera è sorta.